martedì 29 maggio 2012

Le banche non pagano e il mercato si blocca


I vertici della Fimaa di Napoli e provincia levano alto un grido per denunziare la situazione
di stallo che vede interessato il settore creditizio con gravi e pesanti ripercussioni anche sul fronte immobiliare.
Ad intervenire con determinazione sull’ argomento è il presidente Saverio Iaccarino che, nello scendere in campo dichiara: “Il governo deve intervenire per richiamare le banche ad assolvere alla loro istituzionale funzione creditizia e porre un argine a pericolose derive speculative che non comportano alcun beneficio per l’economia italiana ed anzi la frenano pericolosamente.
I nostri banchieri, purtroppo, alla stregua di altri, negli ultimi anni, hanno ceduto alla tentazione di avventurarsi su terreni minati quali quelli dei cosiddetti prodotti di finanza derivata (Swap e similari), o dei titoli di stato emessi da paesi sull’ orlo del tracollo (in ordine di tempo viene in mente la Grecia, ma il caso considerato non è l’ unico possibile), o di alchimie finanziarie che dietro la chimera di remunerativi guadagni nascondono la quasi assoluta certezza di crac facilmente prevedibili. E per far questo hanno abbandonato, come ho detto in premessa, la loro stessa natura: quella cioè di istituti di credito.
Una delle vere ragioni della nostra crisi è proprio lì, nel processo di snaturazione del settore bancario italiano che, di fatto, non solo ha comportato una crisi di liquidità senza precedenti,
ma ha generato i presupposti per rendere impossibile qualsiasi genere di investimento e di sviluppo. Se si continua ad ignorare questo problema non ci saranno “Governi Monti” che bastino per i
nvertire una tendenza che non lascia presagire niente di buono. In questo senso la crisi che vede interessato il settore immobiliare offre molto più che semplici spunti di riflessione —spiega il presidente Iaccarino che aggiunge ancora — Il sistema della erogazione dei mutui è ormai quasi completamente paralizzato per effetto di una politica dissennata che porta le banche a considerare altri generi di impiego dei capitali, con aleatorie prospettive di cospicui ritorni economici a fronte di possibili e colossali perdite.
L’azzardo, insomma, è premiato rispetto a forme di investimento ben più sicuro — quale appunto quello che riguarda il settore immobiliare — e ben più garantito rispetto a speculazioni che non mancano di riservare clamorose e negative sorprese. Proprio su questo ultimo aspetto desidero ricordare che l’erogazione di un mutuo in Italia, di fatto, comporta rischi quasi prossimi allo zero. Le precauzione adottate preliminarmente, infatti, sono tante e tali (garanzie per importi spesso equivalenti al valore doppio di quello erogato, accertamento dei requisiti in termini di capacità di rimborso, etc.) che anche nei rari casi di insolvenza, l’istituto erogante non corra, in concreto alcun rischio reale circa la possibilità di recupero del capitale. Si tratta di un contesto assai
ben diverso e solido rispetto a quello che ha fatto saltare le banche americane e perfino da quello che, da qualche mese a questa parte, vede interessata la Banca centrale europea. Quest’ultima
da dicembre scorso ha concesso prestiti proprio alle banche per un totale di quasi 500 miliardi di
euro, al tasso dell’ 1 per cento in cambio di garanzie che solo per decenza mi limito a definire ridicole. In questo ultimo ambito le banche nostrane hanno giocato la parte del leone chiedendo ed ottenendo il 20 per cento circa dei soldi messi a disposizione. Qualcuno se ne accorto? Ci sono stati effettivi ritorni per la nostra economia? Si è per caso avvertito un ritorno in termini di liquidità?”. Gli amari ed inquietanti interrogativi posti dal Presidente della Fimaa di Napoli, in effetti, sottintendono tutti risposte negative. Ed è partendo da questi presupposti che interviene il vice presidente della stessa Fimaa, Vincenzo De Falco, che, a sua volta, considera: “Il riferimento al maxi-prestito della Bce, nel caso immobiliare, non è pienamente pregnante, dal momento che si tratta di capitali da restituire entro tre anni. Ma lo spunto è valido non solo per considerare che il nostro apparato finanziario è molto più che malato, ma anche per rilevare che, rispetto alla situazione di stallo nella quale ci troviamo, non si intravedono effettive vie d’ uscita.
Il fenomeno è tanto più accentuato quanto più si scende geograficamente lungo lo stivale italiano. E dire che per decenni (abbiamo da poco concluso i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’ Unità d’ Italia) proprio le banche, per finanziare attività, industrie ed investimenti
riguardanti la parte settentrionale, hanno registrato le più cospicue attività di raccolta proprio in
quel Mezzogiorno che continua ad essere immotivatamente tanto vituperato.
Di contro, ancora oggi l’ Italia Meridionale continua ad essere mortificata e penalizzata perfino nelle sue più legittime e primitive aspettative.
Come quella del diritto a potere acquistare una casa. Già perché è innegabile che, fatte rarissime eccezioni, non c’è compravendita che non comporti l’ esigenza di contrarre un mutuo.
E dire che proprio questo genere di operazioni, incidentalmente, portano con sé stesse alcuni dei presupposti più solidi per rilanciare l’ economia visto che, quasi sempre, all’ acquisto di una casa si accompagna la sua ristrutturazione, il suo arredamento ed il coinvolgimento di una quantità di attività professionali o commerciali quasi infinite.
Rispetto a tutto questo, credo che si abbia il diritto di chiedere con forza al Governo di intervenire nel regolamentare con maggiore chiarezza e senza margini di approssimazione la materia creditizia e quella che impone alle banche, nella natura sociale del proprio mandato, di svolgere correttamente la propria attività". (borsa immobiliare)

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