E allora lasciatevi ispirare da questo ragazzo giapponese, Gary Chang, un giovane architetto che non ha voluto rinunciare a vivere nel centro di Hong Kong, trasformando un monolocale di 30 mq in una piccola reggia, ecosotenibile ed accogliente. Ma nell'ottica di "farsi bastare quel che hai" ci sono dei trucchi che possono essere adottati per evitare di sentirsi un topo in gabbia. Il trucco è un sistema di pareti mobili che consentono di usare lo stesso spazio per diverse funzioni. Rifiniture di pregio, soffitto a specchio, letto ribaltabile e perfino un'amaca al posto del divano. Ma la trovata irrinunciabile è allargare la minuscola finestra e farla diventare una intera parete a vetro.
Oppure dal giovane ed entusiasta Christian Schallert che in poco più di 24 mq ha saputo scovare potenzialità inaspettate. La sua idea è la stessa che abbiamo visto in "Ragazzo di campagna" quando Renato Pozzetto, appena arrivato in città, si trova a vivere in un microspazio in stile giapponese. Quindi scomparti e ribaltine come se piovesse, doccia in sala e tanto buon umore. Cosa avvantaggia però il giovane architetto fai da te? Vivere in un attico a Barcellona e avere un terrazzo. Bella forza. Complimenti comunque a chi affronta col sorriso l'impresa epica di abitare in quella che sembra più una piccola barca piuttosto che una casa.
Sono consapevole che i due esempi che vi ho riportato rappresentano l'estremo di una soluzione ma mi piace l'idea di sapere che al mondo esistano menti geniali che sappiano fare di necessità virtù.
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