Rinegoziare un mutuo. Diversi possono essere i motivi che spingono il consumatore ad effettuare la
rinegoziazione del proprio mutuo, fra queste la possibilità di ottenere condizioni migliori rispetto a quelle sottoscritte o l’impossibilità di continuare a
pagare una rata divenuta insostenibile per effetto del
rialzo dei tassi (prodotto variabile).
La
rinegoziazione è dunque un’operazione effettuata con la medesima
banca o finanziaria che ha erogato il finanziamento originario, mediante la quale viene acceso un nuovo
contratto più vantaggioso per il cliente.
Per poter apportare variazioni al
contratto di mutuo, è necessario che le parti siano concordi nel procedere, infatti la
banca può anche decidere di non accettare la richiesta del
mutuatario, col rischio che questi possa rivolgersi ad un altro
istituto di credito.
Nella
rinegoziazione del mutuo, le condizioni oggetto di modifica possono essere il
tasso di interesse o la sua
durata, infatti è facoltà del cliente richiedere il passaggio da un variabile ad un fisso, o viceversa, oppure l’allungamento della scadenza, che porterà di conseguenza ad una
diminuzione della rata; non è possibile, invece, richiedere l’aumento dell’importo.
Secondo quanto previsto dalla legge n. 244/2007,
banca e mutuatario possono richiedere la variazione delle condizioni di
mutuo in qualsiasi momento, senza che ciò implichi l’esborso di spese e l’intervento del
notaio; è infatti sufficiente una scrittura privata anche non autenticata.
Spesso, però può accadere che l’ente erogatore abbia valide ragioni per volere richiedere la formalizzazione dell’accordo di
rinegoziazione in forma notarile; in tal caso il cliente ha diritto all’applicazione dei relativi costi in forma ridotta.
Rinegoziare il mutuo non comporta la perdita dei benefici fiscali e non prevede il pagamento dell’imposta sostitutiva.
Ma quando conviene ricorrere alla
ricontrattazione di un finanziamento a medio-lungo termine? È sicuramente opportuno fare le dovute valutazioni prima di procedere a tale operazione e quindi verificare il debito residuo effettivo, aggiungere ad esso le eventuali spese di accensione di un nuovo contratto e calcolare la nuova rata.
Confrontando quest’ultima con quella precedente (basandosi sulla durata originaria del
mutuo), si può effettivamente capire se valga o meno la pena di andare avanti o continuare a rimborsare il vecchio e caro mutuo.
(tutorcasa.it)