lunedì 28 maggio 2012
Fuori dal nido in tempo di crisi
Mancano i soldi e i giovani italiani restano a casa più a lungo. Il sito immobiliare Casa.it ha compiuto un’indagine tramite il proprio portale, a cui hanno risposto 1.400 utenti. Diventa sempre più consistente la fetta di giovani che decide di lasciare il “nido” in un’età compresa tra i 30 e i 35 anni: ben il 18,2 per cento. Al galoppo verso quel 27,5 per cento che esce di casa tra i 20 e i 25 anni e quel 24,4 per cento che lo fa tra i 25 e i 30 anni.
C’è anche qualcuno particolarmente “mammone” che rimane in casa anche dopo i 35 anni (14,1 per cento) o particolarmente precoce che se ne va prima dei 20 anni (15,7 per cento).
Quella di rimanere a casa con i genitori più a lungo sembra un’abitudine tipica dei paesi del Mediterraneo, visto che gli italiani sono in buona compagnia con i giovani spagnoli e greci,mentre i più precoci si confermano finlandesi, danesi e e olandesi, che trovano un nuovo appartamento a 22 anni. Inglesi, francesi e tedeschi aspettano, nell’ordine, i 23, 24 e 25 anni.
Le difficoltà economiche si fanno sentire e spesso si opta per un monolocale (21 per cento) anche se per la maggiore vanno i bi e i trilocali (57,6 per cento). Appartamenti piccoli o addirittura stanze, in funzione delle proprie tasche ed esigenze, che sempre più spesso sono quelle del single che decide di lasciare il tetto dei genitori per un desiderio di indipendenza (26,6 per cento), anche senza l’altra metà del cielo. Avere un partner però aiuta a fare il salto oltre lo zerbino, infatti ancora un buon 30 per cento lo fa per crearsi il proprio nucleo familiare, consacrato dalmatrimonio, oppure semplicemente per andare a convivere(16,8 per cento).
L’indipendenza è spesso forzata da motivi di studio (9 per cento) o lavoro (14,7 per cento), per cui si cerca una sistemazione lontano dalla propria città: Lombardia e Lazio sono le regioni più scelte. La Lombardia è infatti la regione italiana con più possibilità di lavoro e una ricca offerta universitaria. Il Lazio ha come grande attrattiva Roma, mentre anche Veneto, Toscana ed Emilia Romagna vengono scelte perché rappresentano il giusto compromesso tra buona qualità di vita e possibilità di trovare lavoro.
L’affitto dell’appartamento (41,2 per cento) o di una stanza (10,3 per cento) o il trasloco in un immobile di famiglia (11,2 per cento) è spesso il primo passo, indolore, verso la libertà. Solo il 31 per cento infatti si trasferisce da subito in un’abitazione di proprietà, e, anzi, spesso si medita anche un anno prima di acquistare quella che potrebbe essere considerata la casa dei propri sogni. Sì perché l’acquisto di una casa rimane comunque il primo desiderio degli italiani, specialmente se le tasche sono vuote e la propensione alla spesa mensile in affitti e mutui è piuttosto limitata: solo un terzo del panel (35 per cento) è disposto a spendere anche 600 euro per un affitto, mentre ben il 53 per cento non vorrebbe sborsare più di 300 euro. Una cifra troppo bassa per andare a vivere “veramente” da soli per cui bisogna accontentarsi della condivisione di affitti con coinquilini e partner (18 per cento).
Se invece si decide di acquistare un appartamento, l’80 per cento mette in conto una spesa di 200 mila euro. E una mano dai genitori non guasta mai (32,4 per cento). Sì perché la famiglia sembra rimanere l’unica vera certezza in questi tempi di difficoltà. Infatti anche se la limitazione economica è uno dei motivi di permanenza prolungata dai genitori (47,3 per cento), spesso si trasforma in una scusa, in una scelta di comodo, per stare più “rilassati”, serviti e riveriti dalla mamma. Ad ammetterlo è il 23,8 per cento degli intervistati. In fondo cosa bisogna fare in cambio di cena pronta, panni lavati e stirati, a zero spese? Accettare qualche piccolo compromesso. E poi si sa, in fondo la mamma è sempre la mamma. (la repubblica)
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